Isola di grano pregiato

Gli antichi siciliani credevano fosse stata la Dea Cerere a donargli i il frumento, che citazioni dell’Odissea e un illustre botanico dell’800 lasciano intendere sia nato e inizialmente sia stato coltivato in Sicilia.
I grani siciliani, autentico patrimonio agricolo dell’isola, all’inizio del ‘900 contavano più di 50 antiche varietà, frutto di una storia contadina durata 9.000 anni.
Fra quelle coltivate oggi in Sicilia spiccano il Simeto e grani antichi come la Timilia, definita da Goethe frumento bellissimo, il Senatore Cappelli, dalle altissime spighe gialle, e il Russello, dal colore rossiccio.
I grani siciliani hanno un ottimo contenuto proteico e conferiscono alla pasta un gusto e un sapore insuperabili.
Le vie del grano in Sicilia testimoniano ancora memorie e riti della tradizione contadina, e una religiosa cura di quella Madre Terra che regala il primato del grano duro siciliano.

Etna delle meraviglie

La fertile pianura ai piedi dell’Etna divenne un vero e proprio granaio per merito dei greci, tant’è che i romani battezzarono la Sicilia il granaio dell’Impero.
Nei secoli il territorio etneo si è venato di tradizioni agricole e si è fatto prolifico di prodotti d’eccellenza, grazie a un clima influenzato dalle eruzioni, dai venti e al suo terreno lavico ricco di minerali.
L’elenco è interminabile e va dall’arancia rossa di Sicilia al pistacchio verde di Bronte, dall’olio extravergine di oliva Monte Etna al Fico d’India dell’Etna, dal pecorino alle mele, dai limoni alle uve Nerello Mascalese e Cappuccio, che danno vita all’Etna DOC.

Il culto della pasta

La terra siciliana è legata a doppio filo al culto della pasta, se è vero che il primo stabilimento in Sicilia risale al 1100.
Un tempo la pasta si preparava solo per festeggiare le nozze e i fidanzamenti, dove non mancavano i maccaruna ’i zito, detti anche ziti.
Per condirla i contadini ricorrevano a ortaggi, verdure e fantasia.
Ancora oggi a Sambuca si condisce con limone e menta, a Buccheri come l’amore di Dio, solo con pelati e cipolla, e dovunque con l’immancabile sugo di carne alla siciliana.
Sulle coste i pescatori cucinavano la pasta cu’ pisci fuiùtu e la pasta ‘ro malutempu, ricette che lamentavano l’assenza del pesce fresco, come la pasta con le sarde a mare, che in guerra si cucinava senza le sarde, lusso per pochi!
Dall’inventiva dei pescatori è nata anche la minestra con le pietre, cioè con frammenti di scoglio che donano profumo e sapore di mare, piatto che ha dato origine agli spaghetti allo scoglio, il trionfo del matrimonio siciliano tra mare e pasta.